ESPERIENZE DI TESLA CON CORRENTI ALTERNATE RAPIDISSIME E LORO APPLICAZIONE
AI SISTEMI DI ILLUMINAZIONE Da L’Elettricista
Aprile 1892 Ing. F. Ludergnani |
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Il vuoto estremo, dice il Tesla,
è un soggetto che debbo ricordare in connessione coi miei esperimenti;
lo studio di esso non è solo interessante, ma utile giacché può condurci
a risultati di grandissima importanza pratica. Certo nelle lampade , ad
incandescenza e coll'attuale sistema di distribuzione, un vuoto eccessivo
non presenterebbe alcun vantaggio, giacché tutto concerne il filamento
e non la materia gassosa; ma nel caso di potenziali elevati e di frequenze
rapidissime, l'azione del gas diviene importante e il vuoto più o meno
perfetto modifica totalmente i risultati. Con piccole bobine e per mezzo
della scarica disruttiva, possiamo ottenere effetti luminosi nel vuoto
e il campo delle nostre ricerche è largamente accresciuto. Questa sembra
per ora la migliore via da seguirsi per la produzione e lo sviluppo di
un sistema pratico di illuminazione. Ecco intanto alcuni tipi di lampade specialmente fabbricati per tali esperienze. La figura 13 (V. tavola
annessa) rappresenta una sezione attraverso il globo L che porta interiormente un gambo di vetro S attraversato in tutta la sua lunghezza dal
filo conduttore W. Questo
sostiene un filamento l,
il quale sopporta un bottone refrattario m
situato nel centro ; a rappresenta uno strato sottile di mica avvolto
intorno ad S; ed M
un tubo di alluminio. La figura 14 è un perfezionamento
della lampada. Un tubo metallico S
è saldato con cemento al collo n;
all'estremità di S si connette
un supporto P di buon isolante
con un uncino metallico u
per sospenderla al conduttore. Come si vede, abbiamo nel centro di queste lampade
un corpo refrattario riunito al filo W,
che passa interiormente ad una colonna di vetro ; il tutto in un gas estremamente
rarefatto. Il potenziale di W
essendo alternativo, il gas è pure soggetto alla azione induttiva, bombarda
violentemente la colonna di vetro e la riscalda, dando luogo ad una perdita
di energia. E' appunto per ovviare a questo inconveniente, o almeno per
diminuirlo, che si ripara il gambo S
con un rivestimento metallico; e l'alluminio sembra il corpo più adatto
a questo scopo. |
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Il vantaggio di questa disposizione si pone in chiaro
nel modo seguente: si prendono due lampade della stessa grandezza, l'una
provvista del tubo d'alluminio, l'altra senza. Servendoci di una pompa Sprengel e raggiungendo esattamente
lo stesso grado di vuoto, riuniamo successivamente le due lampade ad una
bobina d'induzione di alto potenziale; la lampada provvista di rivestimento
d'alluminio diverrà fortemente incandescente, mentre l'altra rimane oscura;
quantunque nel primo caso l'energia assorbita sia minore. Se poi le due
lampade sono messe in circuito contemporaneamente, la differenza riesce
ancora più manifesta. In realtà il vantaggio dei tubo metallico è doppio;
economizza l'energia somministrata alla lampada, e previene il bombardamento
e il deteriorarsi delle varie parti. Siccome il bombardamento è dovuto all'azione induttiva
del conduttore sul gas rarefatto, conviene ridurre quest'azione impiegando
un filo sottile, fortemente isolato, e in modo che il conduttore attraversi
per un piccolo spazio il gas rarefatto. La figura
15 è la sezione di una lampada fabbricata a tale scopo. Un largo
tubo T entra nel bulbo e porta all'estremità un cortissimo
gambo di vetro s in cui passa
il filo W; l'estremità è
pure protetta da un tubo d'alluminio a. Il conduttore W passando
attraverso T deve essere
fortemente isolato e lo spazio interposto è riempito con polvere di mica. |
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Volendo produrre l'incandescenza di un corpo racchiuso
nel bulbo, non è necessario che il corpo sia conduttore. Basta circondare
l'elettrodo conduttore col corpo non conduttore. Al principio il bombardamento
si effettua per induzione contro il corpo non conduttore, finché questo
si riscalda sufficientemente da divenire conduttore, e il bombardamento
continua nel modo ordinario. Ad esempio, un corpo non conduttore m (figura 16)
è disposto sopra un pezzo di carbone d'arco. Questo è riunito al conduttore,
che passa nel tubo di vetro, avvolto in parecchi strati di mica; il tubo
d'alluminio a compie il solito ufficio. Il bombardamento
incomincia alla parte superiore del carbone; quando m,
non conduttore, è riscaldato, diviene conduttore e allora è il centro
del bombardamento, essendo il punto più esposto. |
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Altre lampade vennero costruite dal Tesla con o senza
elettrodo interno, nelle quali
la materia radiante era proiettata contro i corpo in modo da renderlo
incandescente. La figura 17 ci mostra
una lampada L provvista di
un lungo collo n, che serve
in qualche caso ad accrescere l'azione, mediante un rivestimento esterno
di materia conduttrice. All'estremità inferiore un'appendice C serve a fissare la lampada , nel supporto s
di materia isolante. Un sottile filamento f
sopportato dal filo W passa
nel centro. Detto filamento è reso incandescente per effetto del
bombardamento diretto contro di esso dalla parte inferiore del bulbo.
Questa porzione della lampada è resa conduttrice con un rivestimento di
foglie di stagno e si connette all'estremità del rocchetto. |
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Dalle esperienze eseguite con corpi differenti introdotti
nel bulbo e di formula diversa, il Tesla è condotto ad affermare, che
per rapporto alla durata un bottone refrattario in forma di sfera è preferibile
ad ogni altra forma. Questo potrebbe essere un diamante o altro
cristallo ed anche ottenersi cola fusione di qualche ossido come
ad esempio lo zirconio. Un bottone di carbone ordinario e fortemente compresso,
ha grandissima durata; quelli
ottenuti col processo ordinario dei filamenti di lampade ad incandescenza
anneriscono presto il bulbo. Ma di tutti i corpi sperimentati i
più adatti sono il diamante e il carborundum anzi quest'ultimo è preferibile.
Questo corpo di data recente viene fabbricato da M. E. G. Acheson (Pennsylvania)
e serve a surrogare la polvere ordinaria di diamante per la pulitura di
pietre preziose. Il carborundum può ottenersi in forma di cristalli
o di polvere; resiste alle più alte temperature, è pochissimo deteriorato
per effetto del bombardamento molecolare e non annerisce la lampada, come |
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il carbone ordinario. Questa proprietà potrebbe tornare
utile per rivestire i filamenti delle attuali lampade ad incandescenza
e forse si potranno fabbricare direttamente i filamenti stessi. Intanto la costruzione di un
piccolo elettrodo capace di sopportare enormi temperature deve considerarsi
della più alta importanza per la produzione della luce; ci permetterebbe
senza dubbio, servendoci di correnti alternate rapidissime, di ottenere20
volte, se non più, la quantità dì luce che si ottiene presentemente con
una ordinaria lampada ad incandescenza
collo stesso consumo di energia. Questo apprezzamento, dice
il Tesla, potrebbe parere esagerato, ma in realtà non lo è. Chiunque si
accinga a studiare il problema, può credere, che in tali lampade occorre
raggiungere il più alto grado di incandescenza dell'elettrodo; e qui appunto
è l'errore. Si richiede invece di portare alla massima incandescenza il
gas, che circonda il bottone. Maggiore è l'incandescenza, più rapida è
la vibrazione del mezzo, e maggiore è l'economia nella produzione della
luce. Se vi fossero mezzi per produrre impulsi elettrici
di sufficiente frequenza e per trasmetterli nelle condizioni ordinarie
di pressione, si potrebbe fare a meno del bulbo di vetro, a meno che non
servisse per proteggere l'elettrodo e per economizzare l'energia, circoscrivendo
la fonte di calore. Ma non esistendo tali mezzi è necessario disporre
l'elettrodo nel bulbo e rarefare l'aria all'interno, per avere l'effetto
che non si otterrebbe altrimenti. Per tal modo possiamo rendere l'azione
intensa al punto da produrre una luce potente. Le molecole di gas, che circondano l'elettrodo, urtandosi
violentemente portano questo ad altissima temperatura, mentre la stessa
massa di gas diviene incandescente, formando una fiamma o fotosfera, che
equivale in volume a parecchie centinaia di volte quello dell'elettrodo.
Si potrebbe credere, che innalzando troppo il grado d'incandescenza dell'elettrodo,
questo potesse istantaneamente volatilizzarsi; l'esperienza ci prova,
che quando la fotosfera è formata attorno al bottone, questo viene a trovarsi
in condizioni più favorevoli, giacché anche la massa gassosa diviene conduttrice,
e fra il solido e il gas viene a ristabilirsi uno stato particolare d'equilibrio;
anzi mentre sul principio il bombardamento è diretto principalmente contro
la superficie del bottone, in seguito l'azione più violenta si effettua
nel mezzo gassoso e non sull'elettrodo. Quindi la formazione di una intensa
fotosfera è il mezzo migliore per proteggere l'elettrodo. Per realizzare il maggior grado di perfezione in lampade
di questo genere, è necessario di fare uso di alternazioni rapidissime.
Ciò assicura due principali vantaggi: primo, diminuisce il deterioramento
dell'elettrodo e quindi della lampada; giacché la disorganizzazione della
materia avviene piuttosto per effetti di pochi urti e violenti, che per
un numero grandissimo di impulsi infinitamente piccoli; secondo; si facilita
la formazione di un'intensa fotosfera. In relazione all'impiego di
un solo elettrodo, come si è visto nell'ispezione di queste lampade, non
si richiede per tali correnti rapidissime che un solo conduttore; ed io
son convinto, dice il Tesla, che il futuro sistema d'illuminazione non
richiederà neppure l'elettrodo dall'esterno all'interno della lampada,
giacché l'energia potrà trasmettersi attraverso il vetro con perdita minima. Senonchè, oltre le rapide alternazioni, occorrerà un altissimo potenziale, e questo certamente non deve dar luogo ad alcuna apprensione, riflettendo che niun sistema é più innocuo di questo; la sicurezza è assoluta per qualunque possibile combinazione di circostanze; mentre i sistemi attuali possono recare ingiuria alla vita e alla proprietà delle persone. |
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Ecco alcune esperienze in proposito eseguite dal Tesla
: egli prese in una mano un semplice tubo di vetro internamente rarefatto,
e toccava coll'altra l'estremità del conduttore della corrente ad alto
potenziale. Il tubo si illuminava brillantemente e lo splendore non diminuiva
spostandolo in qualunque direzione. Una lampada sospesa ad un filo era
perfettamente oscura; toccandola colla mano, il bottone interno di platino
diveniva fortemente incandescente. Un'altra lampada con supporto metallico
appariva fosforescente con magnifici colori toccando il supporto. Infine
stando su di una piattaforma isolante, egli poneva il suo corpo fra le
due estremità del secondario di un rocchetto ad una potenziale di circa
250000 volt e riceveva la scarica senza risentire il minimo effetto. Ciò si deve principalmente al fatto, che quando la differenza di potenziale diviene grandissima, l'energia che si utilizza esternamente diviene piccolissima e più precisamente la quantità d'energia assorbita nel rocchetto aumenta come il quadrato del potenziale. |
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(Cont. e fine. V. pag.97) | |||||||||||||
Lasciando da parte gli effetti fisiologici della scarica, che del resto sono di grandissima importanza pratica, osserviamo incidentalmente, che in molti di questi esperimenti l'azione è accresciuta e diviene intensa per il solo avvicinarsi del corpo dello sperimentatore o per il contatto della sua mano coi diversi apparecchi. Ciò deve attribuirsi all'aumento di capacità all'estremità del conduttore, che si connette alla bobina. Però in generale non è necessario di ricorrere a tali mezzi, e si aumenterebbe l'effetto o semplicemente facendo uso di alternazioni più rapide, ovvero adattando la lampada a tale scopo. La
figura 18 (V. tavola annessa) ce ne mostra una provvista
di un lungo collo o, che si può rivestire esternamente di un foglio
di stagno che si connette ad un corpo di una certa superficie; oppure
può illuminarsi congiungendo c
all'estremità della bobina, e il filamento f
a un piatto isolato. Una disposizione più perfetta ci è data dalla figura 19. Una copertura di zinco Z avvolge il
supporto metallico s e adempie al doppio ufficio di aumentare l'azione,
mentre agisce come riflettore.
Il gancio di sospensione E
è separato dallo zinco per mezzo dell'isolante L.
Una disposizione analoga con un tubo fosforescente è illustrata dalla
figura 20. In realtà sono due tubi T e T1,
di diametro differente, saldati alla loro estremità. Inferiormente è disposta
una parte metallica e conduttrice M
connessa al filamento f provvisto
alla parte superiore di uncino per sospendere la lampada. Il tubo all'interno
è riempito di buon isolante. Esternamente
alla parte superiore del tubo vi è un altro rivestimento metallico M, e aderente ad esso il riflettore Z fortemente isolato all'estremità del filamento
f. |
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L'uso economico di questi riflettori richiederebbe, che tutta l'energia somministrata ad un condensatore aereo potesse recuperarsi o in altre parole, che non vi fosse alcuna perdita ; in realtà non è così. Quando l'energia è assorbita in un condensatore pare che la sua capacità aumenti; e finché il numero di alternazioni non è grandissimo, vi ha piccola perdita e senza conseguenza. Ma facendo uso di frequenze molto rapide e in tal caso anche di potenziali elevatissimi, la perdita di energia, dovuta alla presenza del mezzo gassoso, è un fattore importante da tenerne conto. Per ridurre l'errore per quanto | |||||||||||||
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è possibile in esperimenti di tal genere, è consigliabile
di fare uso di sfere o dischi di gran superficie, in modo che la densità
sia molto piccola; inoltre un condensatore ad olio è preferibile, non
verificandosi in esso le perdite, che si hanno nei mezzi gasosi. Del resto
i condensatori con dielettrici solidi dovrebbero sempre immergersi nell'olio
se non altro per prolungarne la durata. Nelle bottiglie di Leyda la perdita dovuta all'aria
è piccola finchè il potenziale non è elevato; in caso contrario può divenire
considerevole; però immergendole nell'olio hanno una durata quattro o
cinque volte maggiore dell'ordinaria, e la perdita non è apprezzabile.
Non deve credersi, che la dissipazione dell'energia in calore, in un condensatore
aereo, produca necessariamente scintille e pennacchi luminosi. Se un piccolissimo
elettrodo racchiuso in un bulbo non vuoto si congiunge ad un'estremità
della bobina, si vedranno strisce luminose intorno all'elettrodo e l'aria
ambiente è riscaldata. Ma se l'elettrodo è di grande superficie, il bulbo
resta oscuro e però l'aria internamente si riscalda. E neppure si deve
pensare, che l'innalzarsi della temperatura di un condensatore possa dare
un'idea esatta della perdita in calore, essendo solo percettibile, quando
il corpo congiunto alla bobina è molto piccolo. Ma con apparecchi di gran
dimensione anche un corpo assai esteso si riscalderebbe; e il Tesla afferma,
che questa proprietà potrebbe mettersi a profitto da valenti medici per
fare osservazioni molto utili circa le variazioni di temperatura del corpo
umano in relazione con tali esperimenti ; oltrechè con apparecchi appositamente
costruiti ciò non presenterebbe il minimo pericolo. E ancora una questione dì massimo interesse si presenta
ai metereologisti. Come si comporta la terra ? E' essa un perfetto condensatore
ovvero molto imperfetto ? Certamente nel caso di piccole perturbazioni, quali
occorrono in un esperimento, la terra si comporta come un perfetto condensatore.
Ma potrebbe essere assai diverso il caso, quando la sua carica è messa
in vibrazione per effetto di subitanee perturbazioni nell'atmosfera. Allora
forse solo una piccola frazione dell'energia delle vibrazioni si perderebbe
nello spazio in forma di lunghe radiazioni dell'etere; ma la massima parte,
pensa il Tesla, si estrinsecherebbe in impulsi molecolari attraversando
lo spazio in forma di rapidissime onde calorifiche e luminose. Siccome
poi la frequenza delle vibrazioni e il potenziale sono probabilmente eccessivi,
anche l'energia convertita in calore dovrebbe essere considerevole. E
poiché la densità è inegualmente distribuita, sia, per l'irregolarità
della superficie terrestre, sia per le differenti condizioni atmosferiche,
l'effetto prodotto varierebbe da un posto all'altro. Bruschi cambiamenti
nella temperatura e nella pressione si effettuerebbero per tal modo alla
superficie della terra ; e tali variazioni potendo essere improvvise o
graduali secondo l'originaria perturbazione, produrrebbero i temporali
e le piogge o modificherebbero in qualunque modo il tempo. Ma ritornando alle lampade, è vantaggioso il confinare
per quanto è possibile la parte calorifica attorno all'elettrodo, prevenendo
la circolazione del gas nel bulbo. Se questo è molto piccolo, la sua capacità
è insufficiente per essere influenzata dalla bobina, oppure il vetro si
riscalda troppo. Il solo miglioramento da adottarsi ci è indicato dalla
figura 21. Un piccolo bulbo B è disposto internamente alla lampada, attorno all'elettrodo. Il collo
c è più largo dei solito;
del resto la costruzione è la stessa delle precedenti. B è convenientemente
isolato dal tubo di alluminio A
con parecchi strati di mica M,
onde prevenire la rottura per effetto del riscaldamento di A. Il bulbo interno B dev'essere molto piccolo quando si vuole ottenere la luce per la
sola incandescenza dell'elettrodo E.
Se si vuole produrre la fosforescenza il bulbo dev'essere più grande,
altrimenti riscaldandosi troppo la fosforescenza cessa. |
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La figura 22 ci mostra un'altra forma di lampada, la cui costruzione presenta il . | |||||||||||||
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.. « tavia di essere meglio confermato sperimentalmente) che una colonna gasosa vibrante possiede rigidità, potrebbe modificare assai le opinioni di molti scienziati. Infatti se con potenziali insignificanti e con frequenze non troppo rapide si riscontrano indicazioni di tale proprietà, come deve comportarsi una massa gasosa sotto 1'influenza di enormi pressioni elettrostatiche, quali possano attivarsi nello spazio interstellare, e alternantisi con inconcepibile rapidità ? L'esistenza di tale forza elettrostatica e pulsante incessantemente potrebbe spiegare in certo modo la formazione dei solidi dai corpi ultragasosi, e come le vibrazioni di ogni genere possano trasmettersi attraverso il fluido the riempie lo spazio. In relazione con queste esperienze conviene pure ricordare
quella proprietà dei gas, che si crede invariabilmente congiunta con un
grado estremo del vuoto e che il Crookes ha definito lo stato radiante.
Il Tesla peró ritiene, the in un bulbo di vetro una molecola od atomo
si muove in linea retta non perchè nessun ostacolo si oppone ad esso,
ma per effetto della velocità impressagli. Ecco una dimostrazione sperimentale.
In un bulbo di vetro B (fig. 23) egli dispone
un pezzo di calce c congiunta
al filamento f. La lampada si sospende ad un filo riunito all'estremità
del rocchetto. Operando Questutimo, il bombardamento si eflettua nel
modo ordinario contro c.
Il grado di vuoto è sufficiente per produrre la fosforescenza del vetro.
Ma la calce è umida, e lumidità evaporandosi per effetto del calore,
il vuoto si deteriora a la fosforescenza cessa. Il bombardamento continua
e la calce riscaldandosi in un punto più che in un altro, la scarica praticamente
si effettua attraverso quel punto più riscaldato e bianche striscie di
particelle di calce irrompono da quella parte. Tali striscie si compongono
di materia radiante quantunque il vuoto sia molto imperfetto. E però le
particelle si muovono in linea retta, perchè la velocità impartita ad
esse è grande, e ciò per effetto della densità elettrica, dell'alta temperatura,
e perché la calce è disorganizzata assai più facilmente del carbone. |
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L' impiego di correnti alternate rapidissime, perchè
non suggerirebbe altresì il modo di trar vantaggio dalla loro potente azione
induttiva elettrodinamica ? II filamento
delle lampade ad incandescenza costituisce senza dubbio il loro precipuo
difetto; e il primo miglioramento da introdursi è di toglierlo assolutamente.
In base a tale riflessione il Tesla ha costruito e , ci presenta un'altra
lampada (fig. 24). Un largo tubo T è saldato ad un altro W molto più piccolo in forma di M. Internamente a
T è disposta una bobina B in filo di alluminio, le cui estremità E ed E
in forma di sfera sono saldate entro W.
Il tubo T si dispone entro
un rocchetto, the contiene il circuito primario, attraverso cui si effettuano
le scariche di una bottiglia di Leyda, e il gas rarefatto internamente a
W si illumina brillantemente per 1'azione induttiva
della corrente ad alta tensione sulla bobina B. |
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Un'altra linea di esperimenti
già abilmente iniziati dal Prof. I.J. Thomson è di produrre una corrente
o una scarica luminosa per induzione elettrodinamica in un tubo esausto.
Aumentando gradualmente la sua lunghezza, si è riscontrato the la forza
elettromotrice per unità di lunghezza del tubo, richiesta per ottenere
una scarica luminosa attraverso di esso, diviene sempre più piccola. Quindi
adottando dimensioni sufficienti, anche con alternazioni non troppo rapide,
si potrebbe indurre una scarica luminosa. Un tubo siffatto disposto in
una sala la rischiarerebbe sufficientemente: ma sarebbe molto diffcile
da costruire, oltrechè pericoloso da maneggiare. E ancora eliminando tali
difficoltà, con lente alternazioni il rendimento sarebbe poco soddisfaciente.
Fscendo uso di frequenze molto rapide, 1'effetto luminoso si accrescerebbe;
ma in ogni caso non si può moltiplicare indefinitamente l'azione induttiva
elettrodinamica sénza porre in evidenza la grande importanza degli effetti
elettrostatici, che aumentano col crescere delle alternazioni.
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Queste ed altre riflessioni fissarono la mente del
Tesla piuttosto sui fenomeni elettrostatici e sull'utilità di produrre
altissimi potenziali e rapidissime frequenze. Egli ha trovato infatti,
che poteva eccitare tubi esausti a distanza considerevole da ogni conduttore
connesso ad apposita bobina; e che poteva, trasformando convenientemente
la corrente oscillatoria di un condensatore, stabilire un campo elettrostatico
alternante la cui azione s, esercitava attraverso tutta la lunghezza di
una sala, illuminando un tubo comunque disposto nello spazio.
"Io credo, egli dice, che questo è il vero punto
di partenza; poiché io non so immaginare
quale "altra azione potrebbe esercitarsi fra due circuiti vibranti
a parecchi milioni di impulsi per "secondo, all'infuori di forze
elettrostatiche. Ed io sono convinto profondamente, che a "qualunque
specie di movimento possa attribuirsi la luce, essa è prodotta da forze
elettrostatiche intensissime e vibranti con estrema rapidità. Io prendo
un tubo in mano e lo muovo attorno; esso si illumina in qualunque posizione
io lo disponga. Attraverso lo spazio agiscono forze invisibili. Eppure
un altro tubo, quantunque estremamente esausto potrebbe non illuminarsi.
lo eccito per mezzo della scarica disruttiva e allora si illumina disponendolo
nel campo elettrostatico. Lo ripongo per parecchie settimane o mesi, e conserva
inalterate le sue proprietà. Quale cambiamento ho prodotto nel tubo eccitandolo?
Se un movimento impartito agli atomi come mai persisterebbe sì a lungo,
senza cessare per effetto delle resistenze passive ? Se un'alternazione
esercitata nel dielettrico, come si suppone prodursi per la semplice elettrizzazione,
è facile ammettere come possa sussistere indefinitamente, ma riesce difficile
da comprendere come un tale stato potrebbe aiutare l'eccitazione, quando
impieghiamo potenziali alternativi così rapidamente ". Dalla prima esposizione dei suoi esperimenti in America,
il Tesla ha ottenuto altri effetti interessanti; ha prodotto p. e. l'incandescenza
di un bottone o filamento racchiuso in un lungo tubo. Perciò si richiedeva
di economizzare l'energia ottenuta dal campo elettrostatico, dirigendola
specialmente contro il piccolo bottone da rendere incandescente. Nella figura 25 un corto tubo T''è saldato ad un altro molto più lungo T, provvisto internamente di un gambo di vetro G in cui passa un filo di platino f. Un altro sottile filamento di carbone f è saldato superiormente ad esso; mentre alla parte inferiore un filo di rame r stabilisce la comunicazione coll'esterno. Il tubo T' è provvisto di rivestimento interno ed esterno C e C' e lo spazio S è riempito di polvere isolante. Il gambo G è protetto da un tubo di alluminio a; e disponendo comunque sia il tubo r nel campo elettrostatico il filamento è reso incandescente. |
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Si può produrre un'intensa fosforescenza in un bulbo
riunendolo ad un piatto disposto nel campo ; e l'effetto è molto più potente,
che in ogni altro caso. Un piccolo bulbo fosforescente congiunto ad un
filo connesso alla bobina, emette luce sufficiente da leggere i caratteri
ordinari alla distanza di 5 o 6 passi. Anche i tubi fosforescenti del
Crookes producono effetti magnifici specialmente quelli a solfito di calcio
o di zinco. Sottoposti alla scarica disruttiva si illuminano intensamente
tenendoli in una mano, e toccando coll'altra l'estremità del rocchetto.
Qualunque sia il risultato cui possono condurre investigazioni
di tale natura, il loro interesse presentemente risulta dalla possibilità
che offrono di produrre un pratico sistema di illuminazione. In nessun
ramo dell'industria elettrica, vi è tanto da progredire, quanto in questo.
E ciascuno riflettendo ai barbari metodi oggi impiegati, e alle deplorevoli
perdite che vi si verificano coi nostri attuali migliori sistemi, si domanda,
quale potrà essere la luce dell'avvenire. Sarà un solido incandescente come nelle lampade in uso, ovvero un gas portato |
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all' incandescenza, oppure
un corpo fosforescente, o qualcosa simile ad una fiamma, e però infinitamente
più intenso? Il tempo e i progressi della scienza risolveranno l'arduo
problema. In ogni modo, conchiude il
Tesla, mio scopo principale nel presentare tali risultati è stato di porre
in vista fenomeni nuovi e di avanzare idee, che spero potranno servire
a molti come punto di partenza. Mio desiderio pure è stato di divertire
scientificamente la numerosa assemblea,
che mi circonda; l'applauso frequente e generosamente accordatomi, mi
accerta che vi sono riuscito.
Londra,
luglio 1892.
F. Ludergnani. |
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